Ideazione e coreograia Roberto Lori
Consulenza alla regia e alla drammaturgia Gianfranco Pedullà
Danzatori Fabio Bacaloni, Ilaria Battaglioni, Elisa Carletti, Roberto Lori, Michela Paoloni
parti corali con gli allievi danzatori e attori selezionati nei territori locali
Con la partecipazione dell’attrice Irene Paoletti
Luci Gabriele Termine
Musiche originali composte da Andrea Alessi, Giovanni Bedetti, Simone Bompadre
Costumi Helen Cerina
Organizzazione Marika Errigo
Segreteria amministrativa Claudia Sannazzaro
Co-produzione Compagnia degli Istanti/Compagnia Simona Bucci, Teatro popolare d’arte
Con il sostegno di MiC dipartimento dello spettacolo dal vivo; Regione Toscana
Liberamente ispirato all’Antigone di Sofocle
Una danza per l’ANTIGONE di Sofocle
Dall’Antigone pone in primo piano il contrasto tra Antigone e Creonte, tra legge naturale e legge umana, tra Re e suddito, tra potere politico e potere cittadino, tra famiglia e Stato. Sono i conlitti inconciliabili che si ritrovano anche nella nostra società contemporanea, così complessa e ricca di contraddizioni. Lo spettacolo è una rilettura, in chiave contemporanea, della tragedia di Sofocle e si concentra sulla contrapposizione delle due igure femminili, Ismene e Antigone. Da una parte c’è Ismene: rinunciataria e rispettosa delle regole, un personaggio che segue le correnti di pensiero vigente, abbandonando le proprie idee e scegliendo il compromesso meno rischioso; il suo opposto è la sorella Antigone: passionale, pronta a sacriicare la propria vita per amore e inseguire il principio divino. L’atto d’amore di Antigone darà inizio alle morti volontarie che alimentano la tragedia. uesto lavoro rilette sulla capacità di discernimento, sul riconoscimento del bene e del male, sul rafforzamento del pensiero critico che accompagna ognuno nella scelta fondamentale: o sopravvivere, o vivere con passione.
[Roberto Lori]
Cosa può dare il teatro a questa ANTIGONE danzata?
Andrea Camilleri nella sua recente Conversazione su Tiresia cita un frammento di Borges in cui il grande poeta argentino, ormai cieco, ci ricorda che “noi tutti siamo il teatro, il pubblico, gli attori, la trama, le parole che udiamo”. Il teatro – se riconsiderato nelle sue fondamenta arcaiche ma rivolto alla vita contemporanea – può riconciliare le visioni e le parole. Nel caso dell’Antigone abbiamo scelto alcuni testi riconducibili alla igura di Tiresia (l’indovino cieco dalla doppia natura maschile e femminile); frammenti sparsi, non veri dialoghi, non monologhi. Ai margini di Tebe, che danza la sua presunta vittoria su Argo, la recita di Tiresia (magistralmente interpretato da Rosanna Gentili) riattraversa il senso del grande testo di Sofocle. Noi tutti siamo uello che vediamo e uello che crediamo di vedere. uello che sentiamo e uello che vogliamo sentire. uello che pensiamo o che crediamo di pensare.
[Gianfranco Pedullà]