MICHELA PAOLONI, classe 1981, danzatrice e coreografa.
Inizia la sua formazione nelle Marche e si diploma presso l’Opusballet a Firenze. Nel 2006 si laurea inStoria del teatro e dello spettacolo con una tesi sul teatro giapponese. Nel 2012 si diploma come insegnante del metodo Nikolais/Louis (direzioneSimona Bucci). Dall’incontro con il video maker Luca Giustozzi si dedica ad opere site specific eshortdance-film. Dal 2015 è coinvolta in esperienze estere dove continua la sua formazione: Atelier de Paris-Carolyn Carlson, Ramadam,Lione-Compagnia Atou. Partecipa con i suoi personali lavori a numerosi festival legati sia al territorio marchigiano che nazionale. Nel 2019 prende parte al progetto SPARSE (Supporting & promoting Arts in Rural Settlements of Europe). Nel 2020 si dedica al progetto Dialogues in cui indaga la relazione tra corpo e opera d’arte museale (una prima fase di ricerca è nata in collaborazione con il Museo Palazzo-Buonaccorsi di Macerata). Nel 2021 inizia la sperimentazione digitale dei suoi lavori attraverso la metodologia del live reacting e studi di Sentiment Analysis- Opinion mining. Affianca alla sua attività anche momenti laboratoriali aperti a danzatori ed attori incentrati sulla composizione coreografica. Nel 2023 partecipa al progetto Carmen MOF in cui l’opera lirica incontra le scuole superiori della provincia di Macerata in collaborazione con lo Sferisterio.
Ciò che mi affascina di ogni processo creativo è la scoperta di quale relazione tiene insieme le opposizioni, i contrasti e le forze fisiche ed emotive che si generano e prendono forma
Come artista, sono interessata a creare opere che indagano le opposizioni, i contrasti, le forze fisiche ed emotive divergenti e che tipo di relazione le tiene insieme. Considero il corpo come un sistema di interconnessioni tra microcosmo e macrocosmo, tra esperienze private e vita pubblica, che costruiscono, determinano e organizzano ogni movimento. Il mio metodo si basa su un approccio immersivo: l’ analisi muscolo-scheletrica mi permette di poter coinvolgere ogni parte del corpo quale ‘strumento’ organico e integrato, a cui associo un ‘analisi cinestetica per aumentare il potere espressivo ed evocativo delle immagini che costruiscono la tela coreografica. Lavoro sia ispirandomi alle arti figurative, che alle arti letterarie e al mito, da cui attingo quei meccanismi di azione-reazione dai caratteri universali, sia attingendo dal mio stesso corpo. La mia ricerca parte da sessioni di improvvisazione a cui seguono sessioni di costruzione in cui seleziono il materiale che costituirà la coreografia. Considero il corpo non un elemento neutro, esso tende sempre verso una o più direzioni, con la sua forza e la sua debolezza e cerco, con i miei lavori, diportare il pubblico in questa dimensione, usando sia elementi immaginari che elementi concreti. Mi avvicino allo spazio performativo considerandolo uno “spazio diffuso” in cui l’artista e il pubblico possono davvero incontrarsi