DNA intende abbracciare nuovamente la tematica della conservazione e affermazione della propria unicità, all’interno di un nucleo più intimo e ridotto, ma potenzialmente più invasivo, che è il rapporto con sé stessi. Tutto il lavoro ha origine in un punto triplo in cui coesistono percezioni di noi che chiedono accoglienza e accettazione: una percezione a livello inconscio, una percezione rievocata dai ricordi e una percezione che l’ambiente familiare e sentimentale ci rimanda.
L’AMORE HA I TEMPI DEI PLAYMOBIL apre uno sguardo sul complesso sistema di percezioni che descrive il rapporto tra noi e il mondo. Un mondo apparentemente miniaturizzato, stilizzato, colorato, reale e al contempo illusorio tanto quanto l’immaginazione di un bambino che attraverso la gestualità del gioco, cela l’intento profondo di scoperchiare uno spazio onirico e incontrollabile, liberando l’inconscio dal quale l’IO onesto e veritiero trae nutrimento e che chiede di essere riconosciuto questo mondo. Un intero universo è quindi racchiuso nel palmo della mano di un bambino, i capelli di una donna come faglie nella terra, e una carezza impulsiva curatrice di ampie ferite, rappresentano gestualità che nascondono una gamma infinita di sensi, ricordi, valenze quali atti di identificazione tra il sé interiore e il sé nel mondo. E’ la sensorialità che si vuole sfiorare e provocare, attraverso un gioco di stratificazioni, confusione e visioni sovrapposte, con l’intenzione specifica di disegnare un sentire a più livelli, grazie anche e soprattutto ad un tappeto musicale ed un design luci che agendo insieme e sul movimento coreografico, creano l’evocazione visionaria di luoghi, stanze, epoche, tempi, ricordi, movimenti dell’inconscio, dell’emozione. La costruzione di questo micro|macro luogo dà forma e voce ad una naturale confidenza e intimità in cui il proprio io si forgia e chiede spazio, accettazione e cura.