Liberamente ispirato a Au bal de la Chance.
In scena la vicenda artistica e umana di Edith Piaf, raccontata in prima persona da una danzatrice. Dalla danza nascono la voce, la parola, il canto, in un unico disegno coreografico sul tappeto sonoro tessuto dalle note del pianoforte. Il personaggio Edith è incarnato in un corpo che non le somiglia, una giovane donna bionda con gli occhi azzurri, che, danzando, conquista i suoi gesti e indossa il suo abito, le sue parole, le sue canzoni.
Il racconto di questa vita donata fino allo spasimo al pubblico e all’arte, acquista, in un corpo così diverso, nuovi significati: la povertà, la fatica, il lavoro, le sconfitte e le rivincite, l’amore e il dolore, la parabola bruciante di Edith dal primo capitombolo sul marciapiede al seguito del padre saltimbanco, al salto mortale dell’ultimo respiro, sono il racconto del lavoro di ogni artista davanti alla materia del suo fare, di ogni uomo davanti alla fatica e alla felicità di diventare semplicemente e quotidianamente se stesso di fronte agli altri.
E dunque, alla fine: Bravo, le clown… pour ton nez qui s’allume! Bravo! Bravo!